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A scuola in salute: la DA e il role play. Martina Belelli insegna con la simulazione in lingua come gestire un coma diabetico.

Cosa succederebbe a scuola se ci fosse un'emergenza? Come si reagisce e quali azioni si attuano per far fronte a un pericolo concreto tra i banchi di scuola? E cosa succederebbe se ci si trovasse in ospedale nel momento in cui si deve far fronte ad un codice rosso? E' quello che le classi 3A e 3B della secondaria di primo grado Giulio Cesare di Falconara (AN) hanno scoperto oggi in orario curricolare durante l'ora di inglese con la loro insegnante, prof.ssa Martina Belelli. Nell'aula digitale dell'edificio, dopo aver affrontato un'infuocata e infervorata, ma soprattutto partecipata battaglia all'ultimo pulsante divisi in squadre per un quiz, Martina Belelli ha dato il via all'ora di role play, il sistema migliore per far imparare una lingua a suo avviso e a quello di molti esperti in materia.

Se il giorno precedente si era simulata l'organizzazione di un viaggio di nozze in un'ipotetica agenzia di viaggio, doe gli studenti sono diventati sposi e agenti di viaggio alle prese con la fatidica luna di miele, oggi sono diventati medici di corsia, con tanto di strumentazione per soccorrere un paziente in coma diabetico. Prima di cominciare, l'insegnante, che da un anno e mezzo soffre di un diabete di tipo 2, ha fornito loro istruzioni e strumentazioni per comprendere come si fa a salvare una vita anche con semplici passaggi se ci si dovesse trovare all' estero o di fronte a qualcuno che non parla la nostra lingua, usando il passe partout universale, l'Inglese.

Gli studenti si sono ritrovati a scoprire come funziona un glucometro, a capire quali sono i valori di riferimento nei pazienti sani e non, a capire come si usa un saturimetro che ai nostri tempi convive con la nostra quotidianità e munendosi persino di uno stetoscopio hanno simulato il tutto in Inglese come se stesse acccadendo lì.

Una volta attribuiti i ruoli, tra anamnesi e procedure, hanno contrastato un coma diabetico e hanno stabilizzato il paziente, che una volta ripresosi ha riferito coi tempi del passato tutto ciò che ricordava prima di svenire al lavoro. Usando regole precise alle quali l'insegnanti li ha accompagnati con una canovaccio costruito sul momento, gli studenti, nei loro ruoli, hanno compreso quanto sia importante essere informati e formati a praticare la lingua sul sistema realtà, poiché nelle emergenze e negli imprevisti di ogni genere non servirà sapere che i paradigmi dei verbi irregolari o quella regola nello specifico si trovano a pagina 100 del libro di testo delle scuole medie! Non c'è approccio più sbagliato che convincerli di questo! Al contrario, la lingua va trasposta nella realtà di tutti i giorni, va parlata, la lingua è un muscolo volontario e pertanto va allenato per non essere atrofizzato, la lingua è una palestra quotidiana, fatta di regole sì, ma soprattutto del bisogno comunicativo, della negoziabilità del messaggio e della sua funzionalità e permeabilità, nonché della sua comprensione.

Le tabelle, le regole, i prospetti servono a capire quali pezzi e quanti pezzi delle costruzioni ci sono, ma per costruire case, camion, auto, torri è necessario avere un metodo! Non si può far costruzioni grandi che si poggiano su pezzi piccoli, si deve essere consci dei pezzi a dispozione e proprio come si costruiscono torri o case, così accade con ke frasi. Solo alcuni elementi del discorso vanno combinati insieme, altri in alcuni momenti sono errati o superflui. E questo accade quando si deve comunicare il prezzo di un biglietto aereo, quando si deve chiedere qualcosa ad un amico o all'insegnante, quando si organizza un viaggio, quando si va a comprare il pane e anche quando, a malincuore ci si trova nella rapida risoluzione di un'emergenza.

La lingua è uno strumento vivo, la DA di Martina Belelli ce lo ricorda sempre e ora i suoi studenti ne sono consapevoli e sanno pure usare il glucometro!

Martina Belelli



Parlare il "Ragazzese".

Ecco la seconda regola fondamentale per una buona messa in atto della DA (Didattica Alternativa): parlare il "Ragazzese". Qui viene fornita una definizione di "Ragazzese" come lingua parlata dai ragazzi e che è il risultato degli stimoli che ricevono dal mondo esterno ed è il frutto dei loro bisogni, della modernità e delle loro esperienze quotidiane.
E' una lingua che ogni insegnante dovrebbe conoscere per entrare davvero in contatto con i suoi studenti e si può imparare utilizzando vari strumenti che spopolano tra i ragazzi tra cui Spotify, Instagram, TikTok e Netflix.

Ogni classe è a sé!

Ecco la prima regola da non dimenticare mai se si decide di adottare il metodo DA (Didattica Alternativa): ogni classe è a sé. In questo secondo episodio di #Atuttascuola, la nostra attenzione si focalizza sul "buon dosaggio" che la DA dovrebbe avere nelle varie classi, considerando sempre che queste ultime reagiscono ogni volta in maniera diversa, poiché si sa, nessuna classe è uguale ad un'altra.

Benvenuti sul sito web atuttascuola.webnode.it. Qui è la prof. Belelli che vi parla. Questo sito ha una missione: divulgare e diffondere la DA (Didattica Alternativa), il mio metodo di insegnamento, un metodo che si concentra direttamente sul discente e che lo coinvolge con l'approccio comunicativo e cinestetico ed il role play. Questo metodo ingloba in sé l'uso della musica, delle canzoni, talvolta del ballo ed ha l'obiettivo di rendere più efficaci e divertenti le lezioni, vuole far "mettere le mani in pasta" ai nostri studenti sui vari argomenti che si ritrovano ad affrontare e ad apprendere, vuole che la scuola diventi un luogo più interessante e più inclusivo, più giovane, un ambiente che offra stimoli sani e positivi ai nostri alunni e che li inviti ad appassionarsi, perché le idee e la passione muovono il mondo.


Martina Belelli
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